La scacchiera del Medio Oriente con vecchi e nuovi protagonisti
Il mese di ottobre ha visto muoversi quasi tutte le pedine nello scacchiere medio orientale.
I vari stati e le diplomazie ridisegnano equilibri ed accordi, cercando di unire interessi politici ma soprattutto economici.
Così troviamo che la Turchia, attraverso il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, ha ospitato, giovedì 14 ottobre, una delegazione di alto livello dei talebani afghani. Si è trattato dei primi colloqui di questo tipo da quando il gruppo ha preso il potere a Kabul, il 15 agosto.
Lo stesso giorno il presidente Erdogan, in un incontro virtuale nell’ambito delle riunioni del G20, ha affermato che la comunità internazionale dovrebbe mantenere aperti i canali di dialogo con i talebani, per “guidarli pazientemente e gradualmente” verso la creazione di un governo più inclusivo.
Sempre ad Ankara, il 14 Ottobre, la ministra degli Esteri libica, Najla el-Mangoush, ha incontrato il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu. I due hanno discusso di relazioni bilaterali, stabilità libica e della necessità di tenere elezioni in modo “equo, libero e trasparente”.
Inoltre, il 15 ottobre, il ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali della Turchia, Fatih Dönmez, ha annunciato che Ankara e Baku (Azerbaijan) hanno raggiunto un nuovo accordo per la fornitura di gas fino al 2024.
Spostandoci verso ovest, l’Iran ha reso noto, il 17 ottobre, che le attività di export verso l’Arabia Saudita sono riprese.
Il tutto rientra in un quadro più ampio di riavvicinamento dei due Paesi, dopo la richiesta da parte dell’Iran di riaprire i consolati e ristabilire le relazioni diplomatiche, come meglio specificato in un nostro post del 13 ottobre pubblicato su Instagram.
In particolare, in tale data, il portavoce dell’Amministrazione doganale dell’Iran, Roohollah Latifi, ha dichiarato, in un’intervista con il quotidiano al-Araby al-Jadeed, che il Regno saudita è stato nuovamente incluso nella lista dei Paesi verso cui l’Iran esporta.
E, parlando di Arabia Saudita, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha previsto una crescita dell’economia saudita del 2,8% per il 2021 e del 4,8% per l’anno successivo, il 2022, in un momento in cui il Regno ha annunciato un piano di investimento da 27 trilioni di riyal, pari a circa 7,2 trilioni di dollari, fino al 2030.
Come ha specificato il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, la nuova strategia di investimenti adottata dal Regno è volta a portare gli investimenti esteri diretti netti a 388 miliardi di riyal all’anno, equivalenti a 103,45 miliardi di dollari, oltre ad aumentare gli investimenti locali a 1,7 trilioni di riyal annualmente entro il 2030.
“La strategia nazionale per gli investimenti mira a dare potere agli investitori, offrire opportunità di investimento, fornire soluzioni di finanziamento e migliorare la competitività”, ha dichiarato l’erede al trono saudita, facendo altresì riferimento a un possibile rafforzamento del settore privato e all’offerta di un maggior numero di opportunità.
Nel frattempo, all’interno dell’evento Expo 2020 in corso a Dubai, gli Emirati Arabi Uniti e la Siria hanno concordato piani volti a rafforzare i legami di cooperazione economica ed esplorare nuovi ambiti di collaborazione.
La notizia è stata annunciata dal Ministero dell’Economia emiratino il 10 ottobre, a margine di un incontro tra il ministro dell’Economia degli UAE, Abdulla bin Touq al-Marri, e il suo omologo siriano, Mohammad Samer al-Khalil.
Turchia, Iran, Arabia Saudita ma anche Emirato Islamico dell’Afghanistan.
Vecchi e nuovi protagonisti, tutti sulla stessa scacchiera.
Il “Grande Gioco*” continua.